8. Non rovinare tutto, dopo aver letto

DSC_3868bSchifosissimi ficcanaso dell’antro di Scuro,

che siate insegnanti o studenti, avete mai notato com’è facile rovinare il piacere di leggere proponendo qualche orripilante attività dopo aver terminato la lettura di una bella storia? Io sì, e per questo ho deciso di chiudere il mio ottalogo e, insieme, la mia rubrica sul «Corriere del Ticino» di oggi (03.08.2016, p. 25) con qualche dritta per evitare questa specie di catastrofe.

Per saperne di più, scaricatevi il pdf dell’articolo o leggete qui sotto (noi ci rivedremo presto per qualche appunto riepilogativo sul mio ottalogo, che metterò tutto intero online apposta per voi)…

Per gli schifosi peli della mia barbaccia, siamo arrivati all’ultima puntata! Un po’ mi dispiace, ma sono sicuro che da qualche parte ci incontreremo (nel caso, non spaventatevi: sembro cattivo, ma lo sono solo un pochino). Mi piacerebbe sapere che queste otto puntate vi hanno lasciato qualcosa; che i miei otto suggerimenti per allevare giovani lettori si traducano in uno sforzo concreto. Anche piccolo: più tempo a far frusciare pagine di carta e meno tempo a pecchettare sui tablet (avete letto bene, “pecchettare”: è un neologismo che mi ha regalato una bimba, perfetto per rendere il rumore e l’ottusità del gesto di colpire con i polpastrelli uno schermo digitale). Ma non posso salutarvi senza un ultimo, importantissimo suggerimento: non rovinare tutto, dopo aver letto. Già, perché è anche troppo facile mandare tutto in fumo con una scelta sbagliata.

Prima possibilità: non fare niente di niente. Se preferite, non fare un bel tubo! Perché? Ma per un motivo molto semplice: far passare l’idea che la lettura può anche essere totalmente gratuita. Un (bel) regalo che offrite ai giovani lettori senza chiedere nulla in cambio (solo un po’ della loro attenzione). Ma ci pensate? Se i Promessi sposi fossero letti a scuola solo per il piacere di farlo, e non per sostenere interrogazioni, forse avremmo un bel nugolo di lettori appassionati in più. Dunque, contro le attese, le abitudini, le routine, qualche volta bisogna avere il coraggio di regalare letture, senza tornarci più sopra. Diventare “donatori di storie”.

Seconda possibilità: discutere della storia letta. Ci sono storie che, per essere capite, vanno discusse, meglio se tutti insieme. Al nobile scopo di costruirne insieme un significato condiviso. Così ci insegna lo studioso e scrittore inglese Aidan Chambers, ideatore di un approccio per discutere dei libri rivoluzionario, perché calibrato non su chi fa le domande, ma su chi deve rispondere. Per saperne di più, leggetevi uno dei suoi saggi più celebri: Il piacere di leggere e come non ucciderlo (Sonda, 2011). Capirete che un approccio di questo tipo vi consentirà anche di approfondire quegli aspetti che di solito distruggono il piacere per le storie, perché associati inevitabilmente al “dovere” scolastico, come l’analisi linguistica o grammaticale.

Terza possibilità: giocare con il libro. Come? Sbizzarritevi! Qualche idea tratta da un manualetto utilissimo (1001 attività per raccontare esplorare giocare con i libri di Philippe Brasseur, Lapis, 2015): trasformare la storia (riscriverla, o farne un copione teatrale); creare un gioco a quiz sul libro, o altri giochi enigmistici (cruciverba, rebus); promuovere il club di lettura: i bambini si ritrovano (da soli) in una specie di caffè letterario (o trasmissione radio o tv) per parlare delle loro letture; ideare dei manifesti per reclamizzare il libro preferito; rimettere in ordine i pezzi della storia con le immagini o i testi; invitare l’autore del libro in classe; raccogliere le parole speciali del libro in barattoli o scrigni.

Per finire, un bel riepilogo. Chiamatelo l’ottalogo di Scuro Moltamorte per catturare giovani lettori, se vi va: 1) sorprenderli; 2) trovare il posto giusto per leggere; 3) trasformare la lettura in un rito; 4) dare voce alle storie; 5) animare la lettura con tante voci; 6) riscoprire l’albo illustrato; 7) scegliere storie divergenti e di qualità; 8) non rovinare tutto dopo aver letto. Per gli schifosi peli della mia barbaccia, questo è tutto! E vi pare poco?

5. Animare la lettura con tante voci

DSC_3865bSchifosissimi ficcanaso dell’antro di Scuro,

iniziamo la settimana con il quinto suggerimento per catturare giovani lettori. Ecco infatti che due mostruosi Scuri campeggiano sul «Corriere del Ticino» di oggi (25.07.2016, p. 21), per spiegare a tutti voi lettori come rendere vivace e divertente una lettura insieme ai bambini. Non chiedetemi quale sortilegio ho adoperato per sdoppiarmi, però, e invece leggete un po’ qua…

Per gli schifosi peli della mia barbaccia! Nella scorsa puntata, abbiamo considerato l’importanza della lettura espressiva per dare voce alle storie. Ma non abbiamo detto tutto: infatti, con le voci è possibile anche animare la lettura, in modo che i giovani lettori siano coinvolti in prima persona nella narrazione, che diventa una sorta di rappresentazione teatrale. E non ho usato a caso il plurale: ho parlato di “voci” perché ci sono alcune storie che sembrano fatte apposta per coinvolgere nella lettura altre persone, e non solo il narratore principale.

Partiamo dal lettore adulto: immaginiamo che abbiate voglia di leggere un bell’albo illustrato con un vostro collega (se siete docenti) o comunque con un altro adulto. Perché la lettura a due voci sia efficace, dovete scegliere la storia adatta. La prima che mi viene in mente è Due mostri di David McKee (Lapis, 2014), in cui due brutte creature si trovano a fronteggiarsi separate da un’alta montagna. Non si vedono, ma si sentono (ecco perché la voce è così importante). Solo che invece di parlare pacatamente, iniziano a lanciarsi (metaforicamente) terribili insulti e (letteralmente) pezzi di montagna. Fino a quando della montagna non rimane più che qualche ciottolo, e i due finalmente si vedono. Una storia che prima parla di egoismo, presunzione e pregiudizio, e poi di amicizia e di condivisione. Il tutto grazie alla voce: ecco quindi che la lettura animata si fonde con il senso della storia, accompagnando il vostro pubblico nel percorso che parte dall’insulto tutto da ridere alla distensione finale.

Passiamo ora al lettore bambino: immaginiamo che abbiate invece voglia di leggere insieme a un gruppo di pargoli un divertente albo illustrato. Sì, perché per questo tipo di lettura le storie che fanno ridere (il che non significa che siano stupide!) sono l’ideale: il loro potenziale comico viene esaltato dall’interpretazione dei lettori-attori. Anche in questo caso, quindi, la scelta dell’albo è fondamentale: è necessario che la storia sia ricca di dialoghi, e che presenti un numero di personaggi calibrato sul numero di voci che avete a disposizione. Se volete coinvolgere tanti bambini, le storie del lupo sfigato di Mario Ramos sono perfette; ad esempio, Sono io il più forte (Babalibri, 2002) vede succedersi sulla scena la bellezza di 14 voci diverse, oltre al narratore: nell’ordine, il grande lupo cattivo, un innocente coniglietto, una tenera Cappuccetto Rosso, tre porcellini tremanti e terrorizzati, sette nani con voci tonanti, un draghetto molto sicuro di sé. Oppure Non è una buona idea di Mo Willems (Il Castoro, 2015), per il quale vi occorrono un lupo (che si crede furbo), un’anatra (che è furba davvero) e sei anatroccoli che sanno tutto e che potete far parlare sommando le loro voci col passare delle pagine (alla loro prima comparsa, solo un anatroccolo; alla seconda due, alla terza tre, e così via, fino alla conclusione corale). Il risultato è garantito, parola di Scuro!

Come avrete notato, questa volta vi ho dato i consigli di lettura insieme al suggerimento odierno. Ma non voglio rinunciare a concludere nel modo consueto… volete alcune storie semplici, fondate su rapidi scambi di battute tra due simpatici personaggi, che non richiedono competenze di lettura troppo sviluppate, e che siano anche significative e divertenti? Ebbene, puntate ancora sul geniale Mo Willems, e sulla fortunata serie di Reginald e Tina, il cui titolo più recente è Uffa, quanto manca? (Il Castoro, 2016).